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mercoledì 14 dicembre 2016

Islanda, la Storia. Capitolo VII: la fine della guerra civile e dell'indipendenza islandese (1242-1264)

Lo scorso capitolo si era concluso con la tragica morte di Snorri Sturluson, ma la scomparsa di questo straordinario protagonista non basta ad arrestare la guerra civile. Altri membri della famiglia Sturlungar continuano a battersi ed è curioso che il tramonto di questa famiglia coincida con quello dell'indipendenza della giovane colonia.


Le rive sinuose dell'Héraðsvötn nei pressi della sua foce (flickr.com)

La guerra civile infuria e l'Islanda è teatro delle battaglie più sanguinose della sua storia. I conflitti si concentrano nel nord del paese, in particolare nella regione che si affaccia sullo Skagafjörður. Nelle fertili terre intorno al fiume Héraðsvötn fioriscono agricoltura e pastorizia e vi risiedono le due famiglie protagoniste degli scontri più accesi: Ásbirningar e Sturlungar.

Come ricorda il celebre detto, fra i due litiganti, a gioire è un terzo: Gissur Þorvaldsson. Discendente di un'altra famiglia storica islandese radicata nel sud ovest del paese, gli Haukdælir, era riuscito a destreggiarsi fra battaglie e congiure, pagando con lo sterminio della propria famiglia. E' l'unico dei contendenti a sopravvivere fino ad essere nominato "Jarl" (titolo nobiliare tipicamente scandinavo che signica capo militare di un determinato territorio) dell'isola e e siglare, nel 1262, il trattato che sancisce la fine dell'indipendenza islandese.

Neppure con la morte di Snorri gli Sturlungs sparirono dal campo di battaglia infatti appena un anno dopo apparse sulla scena un nuovo protagonista: Þórður Sighvatsson detto Kakali (“il balbuziente”). Fratello di Sturla e figlio di Sighvatur, fino a quel momento aveva vissuto in Norvegia e il suo ritorno era destinato a creare ulteriore scompiglio fra le carte dell’interminabile partita che si stava rivelando la guerra civile.

Fra il 1242 e il 1244 girò l’isola in lungo e in largo per cercare alleati e allestire un esercito con cui sconfiggere coloro che avevano distrutto la sua famiglia. Radunate sufficienti truppe partì dai fiordi dell'Ovest (dove storicamente molti membri della sua famiglia avevano trovato rifugio, data l'impervietà del territorio) per andare a reclamare le terre della sua famiglia nel nord del paese, sulle coste dell'Eyjafjörður. Snorri era originario di Hvammur, gruppo di baracche affacciate sul Breiðafjörður, ma i suoi antenati venivano dal nord dell'isola.

Il famoso faraglione di Hvítserkur, nella baia di Húnaflói. Ha la forma di un drago intento ad abbeverarsi, ma secondo la tradizione è un troll della zona sorpreso all'alba, di ritorno dal convento di Þingeyrarklaustur al quale aveva tentato di distruggere le campane per il loro suono molesto (cdn.c.photoshelter.com)

Per accelerare i tempi fece imbarcare i suoi uomini su tante piccole golette e il caso volle che durante il tragitto si imbatté nella flotta di Kolbeinn “Il Giovane”, per altro maggiore della sua. Le due flotte si scontrarono nella baia di Húnaflói in quella che sarà l’unica ed epica battaglia navale islandese, ricordata come Flóabardagi e tradotta curiosamente come “Guerra del Golfo”.

Lo scontro coinvolse 680 uomini distribuiti su 35 imbarcazioni. Le armi principali consistevano in semplici pietre e altri oggetti che venivano scagliati da una nave all’altra. Tutti e due i leader sopravvissero allo scontro, ma fu Þórður a infliggere più perdite fra le fila di Kolbeinn.

Kolbeinn morì l’anno successivo. Suo figlio Brandur Kolbeinsson prese le redini della famiglia Ásbirningar e, come nel 1238, il suo clan decise di fare fronte comune insieme agli Haukdælir di Gissur Þorvaldsson. Questa volta però si trovarono ad affrontare un esercito organizzato da un brillante condottiero e quando vi fu la resa dei conti con la battaglia di Haugsnes (1246) Þórður non diede loro scampo.

La battaglia di Haugsnes avvenne il 19 aprile 1246 e fu la più cruenta mai combattuta in Islanda. Si combatté nei pressi dell'attuale Blönduhlíð, nel nord dell'Islanda, terra d'origine sia degli Sturlungar che degli Ásbirningar. Brandur soggiornava presso Víðimýri, sito famoso per la sua chiesa, dove lo stesso Snorri Sturluson aveva vissuto. Þórður rivelò le sue doti militari cogliendo di sorpresa le truppe nemiche, costringendole in una zona paludosa che fu fatale agli sconfitti in fuga. Rimasero al suolo più di 110 guerrieri e fra questi anche Brandur Kolbeinsson che venne decapitato.

Il memoriale della battaglia di Haugsnes: ogni pietra rappresenta un soldato. Su alcune pietre ci sono delle croci, equivalenti ai caduti in battaglia. Recenemente è stato issato un tumulo di pietre sormontate da una croce per ricordare Brandur Kolbeinsson (is.wikipedia.org)

Il nuovo capitolo che si apre dopo questa battaglia vede sparire definitivamente dai protagonisti gli Ásbirningar e consegna l’Islanda nelle mani di Þórður Sighvatsson che dominò incontrastato nel triennio 1247-1250. L'Islanda però non era più padrona del proprio destino. Þórður evitò nuovi scontri con Gissur Þorvaldsson, consapevole che avrebbero provocato le ire di re Haakon. Tuttavia proprio il re, impegnato sul fronte scozzese, lo richiamò in Norvegia poiché preferiva avere sotto il suo diretto controllo la figura più importante di quel tumultuoso possedimento. Þórður vi rimase per sei anni e morì poco prima di esser rispedito in patria.

Di tutti gli Sturlungar si era dimostrato il più pragmatico nonché un eccellente condottiero in grado di sconfiggere più volte in battaglia gli acerrimi nemici della sua famiglia. Dalla sua vendetta però era rimasto fuori Gissur Þorvaldsson che venne immediatamente scelto da Haakon per pacificare l’isola e portarla sotto il suo dominio.

Il tramonto dell’era degli Sturlungar andava di pari passo con quella dell’autonomia islandese. Molti degli uomini rimasti fedeli a Þórður non erano ancora pronti a dimenticare ed accettare il nuovo leader così tentarono un ultimo colpo di mano. Un gruppo di uomini guidati da Eyjólfur Þorsteinsson, genero di Sturla e nipote di Þórður, assaltarono ed incendiarono la residenza di Gissur il 22 di ottobre del 1253. Gissur si salvò per miracolo nascondendosi in un barile di siero di latte. Nell’assalto persero la vita 25 persone fra cui la moglie e i figli di Gissur ed alcuni dei suoi più preziosi collaboratori. Questo episodio, conosciuto come il "rogo di Flugumýri", ha molte affinità con quanto raccontato nella Saga di Njáls, scritta proprio nel XIII secolo ed è possibile che ne sia stato fonte di ispirazione.

"Flugumýrarbrenna", il rogo Flugumýri in un dipinto. Nella Saga di Njáls è un rogo uno degli eventi principali del racconto. Vista la prossimità temporale fra l'assalto alla fattoria di Gissur e l'origine del testo è probabile che uno dei due fatti abbia ispirato l'altro (www.skakkapopp.is)

Vennero fatti parecchi prigionieri e gli uomini di Eyjólfur si accorsero che fra questi vi era anche Árni “Il Freddo”, l’assassino di Snorri Sturluson. Prima di esser giustiziato dimostrò ancora una volta il suo ardore, secondo quanto riportato dalla “Saga degli Sturlungs”, apostrofando così i suoi avventori che lo accerchiarono mentre era steso per terra:

“Árni Il Freddo è qui davanti a voi e non chiede clemenza. Vedo anche che non lontano da me giace un’altra persona che spero di raggiungere presto”.

Steso vicino a lui infatti giaceva cadavere Hallur Gissurarson, uno dei figli di Gissur. Sull’isola continuarono gli scontri, ma quanto appena descritto fu l’ultimo atto significativo della guerra civile. Gissur non ebbe vita facile a pacificare l’isola e fu più volte ripreso da un deluso Haakon. Uno degli ultimi scontri fu la battaglia di Þverárfundur il 19 luglio 1255, sulle coste dell'Eyjafjörður, dove Eyjólfur Þorsteinsson fu sconfitto e ucciso dagli uomini di Gissur.

Dopo più di quarant’anni dall’inizio dei contrasti nel 1264 si arrivò alla firma dell’accordo che sanciva la fine dell’autonomia islandese. Gissur Þorvaldsson era riuscito ad adempiere al suo compito e nella fase finale fu decisivo l’intervento di un emissario speciale, Hallvarður gullskór, inviato dalla corona norvegese.

Da quel momento gli islandesi avrebbero dovuto pagare tributi alla Norvegia ed in cambio avrebbero ricevuto un nuovo codice di leggi, garanzie per il mantenimento della pace sull’isola e l’apertura di nuovi canali commerciali. I cittadini norvegesi e islandesi avrebbero goduto eguali diritti nell’uno e nell’altro territorio. Era la fine di un’era di scontri epici e sanguinari e l’inizio di una nuova era che, sotto Norvegia prima e Danimarca poi, sarebbe durata fino al 1944.

Fabio Quartino
La Costituzione Islandese: storia ed evoluzione
Università degli Studi di Genova, 2009
&
Nordicum-Mediterraneum
Icelandic E-Journal of Nordic and Mediterranean Studies

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