Mentre continuano le polemiche relative alla scelta - non contrastata dalla federazione - di alcuni club di non disputare i quarti di finali ai quali si erano qualificati, la Coppa di Lega islandese che nessuno dimenticherà si trascina stancamente, lentamente, ma inesorabilmente verso la sua conclusione. Sarà un epilogo del tutto inedito, in memoria di un passato ormai lontano e anche di un presente talvolta complicato. Insomma, se la paradossale situazione della Deildabikar ha un merito, questo consiste nell'aver ridato speranza ad una città calcisticamente depressa e scossa dai ceffoni degli ultimi anni: Akureyri.
La capitale del Nord - così la chiamano in Islanda - è stata infatti colpita di recente dalla retrocessione del Þór, il quale aveva iniziato il 2014 con una coppa di lega assolutamente sorprendente (eliminazione in semifinale dopo un percorso onorevole) e l'ha concluso con l'ultimo posto in campionato. Nonostante infatti Akureyri sia l'unica vera città del paese al di fuori dell'area della capitale, il suo peso nel mondo del pallone è a dir poco inconsistente. Pochissimi sono inoltre i trofei andati nella città gemella della finnica Lahti: una coppa nazionale nel 1969 (quando KA e Þór erano unite nell'ÍBA Akureyri) e un campionato nel 1989, vinto dal KA. E oggi, a ventisei anni di distanza, i gialloblù sognano un'altra impresa: all'epoca fu l'FH l'avversario, stavolta sarà il Breiðablik. Tuttavia, per sconfiggere i biancoverdi sarà necessaria una partita diversa dalla semifinale contro l'ÍA Akranes. La vittoria contro i gialloneri, infatti, in fin dei conti è stata abbastanza fortunata. Annullato il vantaggio siglato al 30° da Jón Vilhelm Ákason con un autogol al 77°, la squadra del nord riesce a resistere fino ai rigori, dove poi si impone per 4-2. Un'eliminazione che per la squadra neopromossa sa effettivamente di beffa, ma forse una consolazione c'è: se il KA vincerà la coppa, vorrà dire che il destino aveva deciso che così dovesse andare la storia. Non si potrebbe spiegare altrimenti la buona sorte che ha accompagnato finora lo stesso KA, al quale comunque auguriamo di tornare in massima serie per contrastare una reykjavizzazione ormai imperante ai piani alti del campionato.
Ma sarà soltanto in finale che capiremo fin dove arriva la fortuna e dove inizia invece la bravura: il Breiðablik è un avversario scomodissimo, soprattutto ora che finalmente pare essere in ripresa dopo un anno e mezzo di sbandamento puro. La semifinale contro il Víkingur Reykjavík ne è stata la dimostrazione lampante, un autentico atto di forza della truppa guidata da Arnar Grétarsson. Partita ruvida, scorbutica e poco gradevole, influenzata dal vantaggio "ospite" ad opera di Arnþór Ari Atlason, il classe '93 che ha permesso al team di Kópavogur di controllare il ritmo del match. Più volte la marea rossonera si è trovata a sbattere contro la scogliera biancoverde, che soprattutto nella mezz'ora finale ha dato qualche impressione di cedimento. Sofferenza e resistenza stoiche, insieme a qualche cartellino giallo, hanno evitato il pareggio e lanciato la squadra in finale di coppa di lega (questa conquistata sul campo), alla quale occorre accostarsi con cautela.
Infatti, se il KA non ha mai messo piede nemmeno in finale, il Breiðablik l'ha già fatto cinque volte, ma solo l'ultima di queste (2013) ha portato il trofeo nella bacheca, dopo un divertente 3-2 con il Valur. Le quattro sconfitte sono state un 3-1 ai supplementari contro l'ÍA Akranes alla prima edizione della competizione, nel 1996; un 3-0 contro l'FH Hafnarfjörður nel 2009, un 2-1 contro il KR Reykjavík nel 2010 e l'umiliante 4-0 dell'anno scorso ancora contro l'FH. Questa è probabilmente la prima finale in cui i Blikar partono effettivamente da favoriti: il pronostico sarà rispettato? Se volete saperlo, l'appuntamento è per il pomeriggio di giovedì 23 aprile al Kórinn di Kópavogur.
Semifinali
Domenica 19 aprile
Víkingur Reykjavík - Breiðablik 0-1
KA Akureyri - ÍA Akranes 1-1 (4-2 dtr)
Finale
Giovedì 23 aprile
Breiðablik - KA Akureyri
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