Le Olimpiadi del 1936 sono quelle che hanno riservato grandi
sorprese: in un contesto storico in cui le persone credevano fermamente nel
razzismo, nella perfezione della razza ariana, nella selezione delle razze per
creare il superuomo nietzchiano, un uomo di colore, un americano, sfidò il
terzo Reich nella sua stessa capitale e lo sconfisse, vincendo 4 medaglie
d’oro: Jesse Owens.
La storia che voglio
raccontare adesso, però, non è la storia di un uomo, ma la storia di una
nazionale di calcio, vittima con il suo paese dell'invasione proprio dei nazisti.
Tra le sedici squadre che parteciperanno al campionato ci
sono Italia, Germania (ovviamente), Perù (che poi si ritirerà) Finlandia, Svezia, Regno Unito, Polonia, e
poi la Norvegia.
Questa volta il torneo prevedeva una serie di partite ad
esclusione diretta, a partire dagli ottavi di finale.
Fu così che la prima partita giocata dalla Norvegia fu
contro la Turchia, vinta per 4-0 dagli scandinavi, guidati da
Martinsen (giocatore e poi allenatore del Lillestrøm) che segnò una doppietta.
Nel frattempo una fortissima Germania batteva per 9-0 il Lussemburgo e l’Italia
scongiggeva con un gol di Frossi gli Stati Uniti. Passato il turno l’Italia si
trovò di fronte il Giappone, battuto con 8 gol, mentre la Norvegia dovette
affrontare niente di meno che la Germania padrona di casa. Purtroppo però per i
tedeschi, l’eroe della giornata fu Isaksen, giocatore del Kristiansund e del Lyn
Oslo, che segnò una doppietta, portando prima in vantaggio la Norvegia con un
gol al 7°, e poi chiudendo la partita all’83°, condannando la Germania a una
impietosa sconfitta, proprio sotto gli occhi di Hitler.
Dopo due partite vinte con grande impeto, la Norvegia
dovette fronteggiare questa volta una rivale formidabile: l’Italia. Fu una
partita molto combattuta che vide gli Azzurri andare in vantaggio con un gol di
Negro al 15° e subito dopo la reazione degli scandinavi che provarono in tutti
i modi di scardinare la solida difesa italiana. Dopo 58 minuti lo stesso
Brusted riuscì a segnare una rete importantissima, la rete dell’ 1-1, che
riportò in gara la nazionale. Ma al ’90, un geniale Frossi segna il gol del 2-1
portando l’Italia in finale.
L’Italia dovrà vedersela contro una famelica Austria, e
riuscirà a vincere l’Oro, portandolo a Mussolini, invece la Norvegia dovrà
giocare la finalina per il terzo posto contro la Polonia, la squadra di una
nazione che tra pochi anni sarà invasa e schiacciata dalla potenza
dell’esercito tedesco.
La partita cominciò male per gli scandinavi che presero
subito gol al ‘5 da Wodarz, ma seppero riprendersi e 10 minuti dopo Brusted,
ancora una volta, eroe indiscusso delle Olimpiadi per la nazionale norvegese,
segna prima l’1-1 e poi il 2-1. Ma quando tutto sembra andare per il meglio
ecco la Polonia che, non arresa, guadagna un rigore che trasforma con Peterek,
e riporta la situazione in equilibrio. Ora le due squadre si affrontano senza
paura, sanno che un episodio può determinare la sconfitta della squadra, ma
sanno anche che devono mostrare il loro coraggio se vogliono portare a casa la
coppa. Dopo vari tentativi ecco che finalmente all'84° Brusted ancora segna il
3-2 chiudendo così una interminabile partita e regalando il più grande successo
della storia della nazionale alla sua sua Norvegia.
Facciamo un salto avanti di circa sessant’anni e ritroviamo
la nostra squadra guidata da un impareggiabile Egil Olsen, leggenda del calcio,
che porterà la squadra a occupare il secondo posto nel ranking FIFA. Ai mondiali
del 1998, in Francia, la nazionale riuscì ancora una volta a farsi onore, battendo
il Brasile per 2-1( la
Norvegia è l'unica nazionale nel mondo che ha giocato contro il Brasile senza
mai perdere, vincendo due partite e pareggiando in altrettante occasioni)
e arrivando agli ottavi di finale, dove ancora una volta l’Italia la batterà.
Tutt’altra storia invece è quella della Danimarca, nazionale
determinata più che mai a portare a casa trofei. Una delle partite entrate
nella storia di quesa nazionale è quella del 22 ottobre del 1908, contro la
Francia, sconfitta, niente di meno che per 17-1, il miglior risultato di sempre
nella storia della nazionale.
Ma quanto ha vinto la Danimarca?
Nella sua storia, una storia fatta di sacrifici e di duro
lavoro, hanno raggiunto i quarti di finale nei Mondiali del 1998, hanno vinto
gli Europei del 1992, la Confederation’s Cup nel 1995 (furono dei gran begli
anni, quelli del ’90, per i danesi!) e una medaglia di bronzo vinta alle Olimpiadi
nel 1948, oltre che due argenti, nel 1908 e nel 1912.
E allora, la storia che voglio raccontare non è esattamente
una storia mondiale, ma europea.
Euro 92 fu l’utlimo Europeo a vedere 8 squadre nella fase
finale del torneo, e fu ospitato, tra l’altro, nella nostra Svezia.
La storia della Danimarca, a tale proposito, è incredibile
se si pensa che non avrebbe nemmeno dovuto giocare! Al suo posto, si era
qualificata prima la Jugoslavia, che però fu costretta a ritirarsi, data la
situazione che si era creata nei Balcani. Fu così che toccò alla Danimarca
scendere in campo.
L’inizio non fu dei migliori per i danesi; al Malmö Stadion
pareggiarono per 1-1 contro l’Inghilterra, come sempre più spenta in nazionale
che nel proprio campionato; nella partita successiva contro la Svezia, poi,
persero per 1-0 con un gol di Brolin, ma riuscirono comunque a passare il
girone grazie a una vittoria contro la Francia che a una doppietta di Larsen e
Eistrup aveva risposto timidamente con un gol di Papin.
Nell’altro girone si erano qualificate i Paesi Bassi, primi,
e la Germania, seconda. Adesso la Germania doveva affrontare la Svezia in semifinale, mentre la Danimarca doveva
giocare conro i Paesi Bassi. Ora, mentre la Germania passò in maniera
abbastanza facile contro gli svedesi, sconfiggendoli per 3-2, la Danimarca
riuscì con un 2-2 a fronteggiare i Paesi Bassi. La sorte deciderà ai calci di
rigore la vittoria dei danesi grazie a un rigora sbagliato da un tale, sembra incredibile, di nome VAN
BASTEN.
La finalissima sarebbe stata Danimarca-Germania. È
incredibile pensare a cosa riservi il destino. A molti piace pensare che il
calcio sia metafora della vita, forse è così. Dall’eliminazione, ai calci di
rigore, al campo della finale dell’Europeo. Una volta giunti a destinazione,
però bisogna tagliare il traguardo. Non c’è storia, la Danimarca sembra
imbattibile per i tedeschi che hanno scritto, e continueranno a scrivere la
storia del calcio mondiale. Aiutati dal capitano Olsen, che allenerà le Far Oer
a partire dal 2011, la squadra apre le marcature con Jensen, che tra il '92 e il
'96 ha giocato all’Arsenal, e poi Vilfort al 78° chiude i conti con il gol della
vittoria. Niente può l’attacante Jürgen Klinsmann, carriera eccellente, oggi
allenatore degli USA, che
hanno superato il girone della morte (proprio contro
la Germania!).
È finita, Danimarca campione d’Europa. Non avrebbe nemmeno
dovuto partecipare, ma così è il calcio, imprevedibile, come la vita.
Solo tre anni dopo, questo piccolo gioiellino del calcio, batterà
con un gol di Rasmussen l’Argentina di Batistuta, vincendo anche la Coppa delle
Confederazioni.
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