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venerdì 27 maggio 2016

Islanda, la Storia. Capitolo IV: La conversione degli islandesi al cristianesimo (X sec.)

I popoli del Nord Europa furono gli ultimi e i più restii a convertirsi al cristianesimo. In molti casi la conversione era un mero strumento politico per stipulare alleanze e soggiogare i nobili pagani in contrasto con le case regnanti.

Intorno all'anno mille la neonata colonia islandese dipendeva in tutto e per tutto dalla Norvegia dove era in corso questo processo già da alcuni decenni. I re norvegesi inviarono diverse missioni per evangelizzare l'Islanda ma, come vedrete, il loro compito si rivelò più arduo del previsto.

Personalmente è uno dei momenti della storia islandese che mi ha coinvolto maggiormente. I forti contrasti fra cristiani e pagani hanno dato vita a momenti tanto epici quanto divertenti. Ho avuto la fortuna di visitare l'Islanda e le cascate di Goðafoss dove si compie l'epilogo di questo passaggio storico. Salendo sulla rocca antistante le cascate, è inevitabile immedesimarsi in Þorgeirr Ljósvetningagoði e sentire un brivido lungo la schiena.

Per chi volesse approfondire questo particolare episodio della cristianizzazione dell'Islanda, consiglio questo estratto in inglese. Uno sguardo più ampio invece lo trovate in questo saggio in italiano della Biblioteca di San Nicola che evidenzia anche il legame dei cristiani islandesi col santo di Bari.

La rocca antistante le cascate di Goðafoss (archivio personale)


Fin dalla sua colonizzazione in Islanda non esisteva una religione ufficiale e i culti che venivano praticati erano i culti pagani importati dalla madrepatria norvegese. Nel prologo dell’ “Íslendingabók” Þorgilsson racconta come all’arrivo dei primi esuli norvegesi, i monaci irlandesi presenti sull’isola preferirono andarsene senza interferire con i nuovi arrivati.

Se in questo caso non c’era stata occasione di entrare in contatto con praticanti della religione cristiana, la situazione venne stravolta completamente alla fine del X secolo. Nel 995 in Norvegia salì al trono Olaf I Tryggvason (bisnipote di Harald “Bellachioma”). La sua vita e la sua morte sono avvolte in una moltitudine di leggende, certo è che il suo regno durò dal 995 fino a quando venne ucciso nel 1000.

Nonostante la brevità del suo regno, avviò la conversione della Norvegia al cristianesimo che avvenne in modo tutt'altro che pacifico, creando una forte opposizione interna da parte di chi era più legato ai culti pagani.

Olaf Tryggvason sbarca in Norvegia dopo esser stato protagonista di varie avventure in Ucraina, sul Baltico e in Inghilterra (wikipedia.org)

Circa i motivi della sua “svolta cristiana” sono state formulate due differenti ipotesi: la prima afferma che Olaf venne in contatto col culto cristiano durante le numerose razzie a cui prese parte in Gran Bretagna e ne fu folgorato quando rischiò la vita durante un assalto. La seconda, più verosimile, invece rimanda al suo interesse a stringere alleanze con i sovrani europei. Questi erano ormai da lungo tempo cristianizzati e avrebbero visto di buon occhio il suo tentativo di sottomettere le altre popolazioni della Scandinavia, considerate rozze e ancora legate a culti pagani primitivi.

Come la Norvegia, anche l’Islanda rientrò nei piani di Olaf e vi inviò un missionario di origini tedesche, Þangbrandr, per raggiungere il suo obiettivo. Þangbrandr giunse in Islanda nel 997, riuscì a convertire alcuni goðar, ma si trovò di fronte più nemici che alleati. La sua missione andò di male in peggio, venne anche sfidato a duello da uno dei caporioni più influenti e  Þangbrandr si presentò allo scontro munito di crocefisso anziché di spada.

Altri suoi oppositori ingaggiarono una strega affinché lo eliminasse con qualche sortilegio e questa tentò realmente di farlo fuori, ma con metodi non molto ultraterreni. Lui si salvò per miracolo e alcuni fra i poeti più famosi dell’isola gli dedicarono alcuni versi per irriderlo delle sue disfatte. Þangbrandr se la prese male e persa ormai ogni speranza di portare a termine la sua missione decise di farsi giustizia. Si lanciò alla ricerca di Vetrliði Sumarliðason, uno degli autori dei versi diffamatori, e lo uccise in combattimento. L’episodio è immortalato in una delle più celebri sagre islandesi, la “Saga di Njali”:

Ryðfjónar gekk reynir              Lui che provò sul suo scudo la spada
randa suðr á landi                     per le terre del sud vagò predicando
beðs í bœnar smiðju              lui che i nemici lasciava sul campo
Baldrs sigtólum halda                    marciò sulla rima incriminata,
siðreynir lét síðan                         forte guerriero della falce da guerra
snjallr morðhamar gjalla                della sua lama di vendetta assetata
hauðrs í hattar steðja                         sì l’assaggiò dell’eroe l’elmo
hjaldrs Vetrliða skaldi.                      cranio di  Vetrliði lo skaldo.[3]


Un altro poeta, Þorvaldr detto Veili (“il malaticcio”), saputo della sorte toccata all’amico tentò di vendicarlo, ma Þangbrandr venne a conoscenza dei suoi propositi e lo uccise prima ancora che questi potesse organizzarsi. Prima di abbandonare l’Islanda ebbe il tempo di macchiarsi di un altro omicidio, dopodiché tornò alla corte di re Olaf e gli spiegò che la speranza di convertire gli islandesi era prossima allo zero.

Olaf divenne furibondo e minacciò di radere al suolo una per una tutte le fattorie dei coloni, ma fu fermato da Gizurr Teitsson e Hjalti Skeggjason, due membri dell’Alþingi convertiti al cristianesimo, che gli spiegarono le malefatte commesse da Þangbrandr e gli promisero di risolvere la questione pacificamente.

 Þorgeirr Ljósvetningagoði raffigurato in una delle vetrate dell'Hallgrímskirkja, la principale chiesa di Reykjavik e dell'Islanda (takkforiceland.wordpress.com)

Durante la seduta del 999 (anche se in certi manoscritti è indicata quella del 1000) nell’Alþingi si scatenarono le discussioni fra la fazione cristiana e quella pagana. I contrasti arrivarono a tal punto che ognuna delle due fazioni elesse un proprio legislatore. Tuttavia proprio i due rappresentanti scelti giunsero ad una soluzione pacifica, con Þorgeirr Ljósvetningagoði (della fazione dei pagani) che passò una notte insonne sotto un cumulo di pelli per pensare ad un compromesso accettabile. 

L’accordo finale previde che tutti gli islandesi si convertissero al cristianesimo, tuttavia gli era consentito di continuare a praticare riti pagani privatamente. Per suggellare l’accordo Þorgeirr si convertì lui stesso e gettò i suoi amuleti nelle cascate vicine alla sua residenza che presero l’attuale nome di Goðafoss (la cui traduzione è appunto “Cascate degli Dei”).

Le mitiche cascate di Godafoss (godafoss.is)


Fabio Quartino
La Costituzione Islandese: storia ed evoluzione
Università degli Studi di Genova, 2009
&
Nordicum-Mediterraneum
Icelandic E-Journal of Nordic and Mediterranean Studies
http://nome.unak.is/wordpress/06-1/dissertation/la-terra-del-ghiaccio-e-del-fuoco19/

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