Gylfi Þór Sigurðsson nella partita contro la Repubblica Ceca quest'estate (mbl.is/Golli) |
Islanda che venerdì 13, la tragica notte dell'orrore parigino, si è presentata in casa della Polonia con un 4-4-2 speculare alla squadra avversaria. Una scelta che sembra pagare fin da subito, perché al 3° la difesa polacca si perde nei suoi giochetti col pallone e finisce per regalare la palla al solito Kolbeinn Sigþórsson, che scatta ed entra per vie centrali nell'area di rigore, dove viene colpito da un intervento scomposto di Jakub Wawrzyniak, ottenendo un calcio di rigore poi realizzato dall'implacabile Gylfi Þór Sigurðsson. La partita si apre quindi fin da subito, con la Polonia che gioca e lascia giocare: ne guadagna lo spettacolo, e le occasioni, seppur non molte in quantità, ci sono da una parte e dall'altra. Di queste, la più importante è sicuramente alla mezz'ora, quando al termine di un'azione tutta in velocità sulla sinistra ancora Sigurðsson va al tiro, ma non trova il raddoppio per una questione di centimetri. Il primo tempo finisce quindi con il legittimo vantaggio islandese, ma anche con le uscite anzitempo di due degli uomini più attesi: Jakub Błaszczykowski (fuori al 12° per Maciej Rybus) e il già citato Sigþórsson (fuori al 16° per Alfreð Finnbogason). La ripresa, invece, è uno shock: l'Islanda parte bene, ma al 52° Kamil Grosicki, lasciato colpevolmente solo da Ari Freyr Skúlason, da posizione abbastanza defilata trova l'angolo perfetto, impossibile da coprire per un pur volenteroso Ögmundur Kristinsson. A questo punto la furia polacca si scatena, anche se al 62° è soltanto una fortunata deviazione di Piotr Zieliński a salvare il risultato, che di lì a poco cambia comunque: Bartosz Kapustka si avventa per primo su un pallone rimbalzante tra i corpi nell'area islandese, scaraventandolo con forza in fondo al sacco. Ma nemmeno il tempo di festeggiare ed ecco che proprio Finnbogason sorprende l'altissima difesa dei padroni di casa, concedendosi il contropiede del 2-2. Siamo al 69°, ma è a questo punto che sale in cattedra uno degli attaccanti più temibili in Europa, Robert Lewandowski. La caratura del campione mondiale si vede tutta qui, nella capacità di risolvere una partita che per la Polonia si stava rivelando difficilissima. Proprio mentre l'Islanda prova a portarsi sul 3-2, un calcio d'angolo regala alla Polonia il nuovo vantaggio con una serie di rimpalli in area che favoriscono l'attaccante del Bayern Monaco, bravo e fortunato a ritrovarsi praticamente la palla tra i piedi a quaranta centimetri dalla linea di porta. Passano solo quattro minuti e i polacchi colpiscono di nuovo con Lewa, stavolta in contropiede con gli islandesi tutti in attacco. Una sconfitta pesante e pesantemente ingiusta, perché la partita è stata molto equilibrata, ma la differenza l'ha fatta non tanto il solo Lewandowski, che pure ha il suo peso. No, la vera differenza l'ha fatta l'esperienza dei giocatori polacchi, che gli islandesi (ancora) non hanno. Poco male, è un problema a cui si può porre rimedio.
Nel frattempo, l'Europa è già piombata nell'incubo di una notte infinita, perché Parigi è stata nuovamente attaccata. Dopo gli attacchi di gennaio, diretti alla sede del giornale satirico Charlie Hebdo, Parigi piange altri morti nel nome di un fanatismo inaccettabile: la condanna è unanime, anche da parte del mondo musulmano (checché ne dicano certi seminatori di odio), ma intanto domina la paura, perché anche il calcio è stato colpito con l'attacco a Francia-Germania. Ma si deve reagire e quindi il calcio decide di non fermarsi: martedì 17 si gioca Slovacchia-Islanda, ma prima si commemorano le vittime degli attentati con un minuto di silenzio. Grande commozione - a differenza di quello che fanno gli incommentabili tifosi turchi, che dovrebbero decisamente vergognarsi - e poi si gioca.
In uno stadio slovacco semivuoto, l'Islanda fa letteralmente da padrona nel primo tempo, anche se l'unico gol lo segna all'ottavo minuto con una bella perla di Finnbogason, che si gira in un fazzoletto di terra e manda la palla nell'angolino alto. Pur con un leggero turnover (Sigurðsson resta in panchina tutti i novanta minuti), gli islandesi giocano bene e si divertono, senza concedere nulla alla Slovacchia. Tutto questo fino al 59°, senza una sbavatura. Poi inizia un'altra partita, e in tre minuti gli slovacchi ribaltano il risultato con una doppietta di Róbert Mak con un gol in contropiede a porta sguarnita e un altro da fuori area con deviazione sfortunata e decisiva di Sverrir Ingi Ingason. Con una Slovacchia priva del suo capitano e uomo simbolo in tutto il mondo (Marek Hamšík, rientrato anzitempo a Napoli di comune accordo tra il giocatore, la società azzurra e la federazione slovacca), l'unica colpa dell'Islanda è non aver osato: a differenza della partita con la Polonia, a Bratislava l'Islanda non ha reagito, e ha finito per perdere addirittura 3-1, concedendo tre tiri agli avversari.
Due sconfitte pesanti, non c'è che dire. Tuttavia, è solo una questione di risultati negativi, perché il gioco c'è. A differenza di quanto visto nelle ultime gare del girone, l'Islanda ha giocato, e anche molto bene. L'importante nelle amichevoli è proprio il gioco, più dei risultati. E quindi l'Islanda può guardare serenamente al futuro: il 2016 sarà un anno indimenticabile. E se il 12 dicembre l'urna sarà una volta tanto clemente, allora si potrà sognare in grande per gli Europei. Perché gli Europei si giocheranno, e si giocheranno in Francia, che ai terroristi piaccia o no.
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