Siamo ancora nel pieno delle feste, ma ormai stiamo entrando in quella pausa che c'è tra Natale e Capodanno e che solitamente è dedicata a tracciare un bilancio sull'anno ormai quasi finito. E come l'anno scorso, anche quest'anno riassumiamo il meglio e il peggio del calcio islandese, mentre per quello faroese se ne parlerà nei prossimi giorni. Prima, però, voglio darvi una buona notizia: il digiuno sta per finire, perché la stagione 2015 ora ha anche una data d'inizio certa. Trattasi del 14 febbraio, il giorno degli innamorati, che la KSÍ ha già scelto in passato come "data d'esordio". Ovviamente, sarà la coppa di lega a dare il via. Ma non finisce qui: nei giorni scorsi è stato anche definito il programma della Reykjavík Cup, che partirà il 9 gennaio e si articolerà in due gironi. Il girone A con quattro squadre (Fjölnir, Fram, Fylkir e KR Reykjavík) e il girone B con cinque (Leiknir, Valur, Víkingur Reykjavík, ÍR Reykjavik e Þróttur). A qualificarsi alle semifinali saranno le prime due di ogni raggruppamento, con la coppa assegnata in finale unica.
Diciamo subito che il 2014 è stato un anno vissuto intensamente fino all'ultimo secondo, e non è solo un modo di dire. Inoltre, senza troppe remore possiamo affermare che ha visto la definitiva consacrazione dello Stjarnan che è riuscito a coronare un progetto coltivato con amore e dedizione da anni e anni. Dopo la storica promozione in massima serie del 2008, la società di Garðabær è cresciuta con costanza, salendo sempre un gradino per volta. Quest'anno non è uscito dal nulla, ma è stato soltanto l'exploit definitivo, oltre che meritato, viste le delusioni nate nelle due precedenti finali della Coppa d'Islanda nel 2012 col KR e nel 2013 col Fram. Il modo rocambolesco con cui ha conquistato il suo primo titolo nella finale-scudetto in casa dell'FH il 4 ottobre è forse un risarcimento della sorte non solo per quelle due coppe, ma anche per un'Europa League giocata oltre ogni limite e aspettativa: conquistati gli scalpi di Motherwell e Lech Poznań, era obiettivamente impossibile superare anche l'Inter, sebbene i nerazzurri non siano più la super-corazzata di qualche anno fa. Nel 2015 per lo Stjarnan ci sarà dunque la Champions League: se si arrivasse almeno ai play-off, il calcio islandese farebbe un altro passo in avanti a livello continentale. Fatto sta che l'emersione di una terza forza spezza gli equilibri che si erano costituiti in Islanda, quando KR e FH ormai rappresentavano i due poli di forza.
Ciò non significa che le due grandi squadre bianconere siano scomparse dalla scena. Delle due, però, molto meglio l'FH. Più convincente in campionato, dove ha mantenuto la leaderhip fino al 90° minuto dell'ultima giornata, ha però un grande rimorso: ha perso gli ultimi due scudetti a causa degli scontri diretti. Passi per quello dell'anno scorso, con il 3-1 in casa di un KR spinto dal pubblico; ma quello perso quest'anno è un suicidio in piena regola. Come è stata da folli la sconfitta nel terzo turno di Europa League sul campo dell'Elfsborg, che poi ha determinato anche il passaggio degli svedesi ai play-off nonostante una partita di ritorno giocata con una generosità e un'abnegazione ammirevoli. Nonostante la coppa di lega conquistata contro il Breiðablik, era lecito attendersi di meglio. Più o meno lo stesso discorso vale per il KR, partito malissimo (la Supercoppa contro il Fram era l'obiettivo minimo) e poi migliorato in corsa, tanto da vincere poi anche una finale di coppa e arrivare terzo. Ma per i più titolati del paese pesa come un macigno la Champions giocata in modo indecente: il Celtic era sicuramente il peggio che potesse offrire l'urna, ma ormai degli scozzesi resta solo il glorioso nome, mentre la sostanza è palesemente di seconda qualità. Insomma, nulla giustifica il 5-0 finale (che solo i pali hanno impedito fosse più pesante) e nulla giustifica l'atteggiamento completamente passivo, rinunciatario e sottomesso della squadra per tutti i 180 minuti. Campagna europea bocciata come al solito.
Tra le sorprese, dopo lo Stjarnan, c'è sicuramente il Víkingur Reykjavík, che per essere una neopromossa si è comportato davvero molto bene. Se non proprio nessuno, in pochissimi avrebbero creduto in un piazzamento europeo e invece, sia pure per un raro gioco d'incastri, è proprio quello che è arrivato. Così come in pochi avrebbero puntato sul Leiknir, gran dominatore della 1. deild e meritatamente promosso alla fine della stagione. Infine, anche se non è proprio una sorpresa, ma comunque è una bellissima notizia, dobbiamo citare il ritorno in massima serie dopo appena un anno dell'ÍA Akranes, nobile decaduta del calcio islandese la cui retrocessione aveva causato molto clamore.
Tra i flop, invece, ci vanno senza la minima ombra di dubbio Breiðablik e Þór Akureyri, capaci di dare il peggio anche quando sembrava che avessero toccato il fondo. Ma i biancoverdi, ormai lontanissimi parenti di quella squadra spettacolare di nemmeno venti mesi fa, almeno hanno recuperato un buon ritmo nel finale, arrivando a sfiorare l'Europa League. Non ci sono invece parole per descrivere il disastro di cui si sono resi autori i biancorossi: partiti con una squadra dalle buone potenzialità, hanno vissuto un anno in continua confusione. Ma la colpa è della società che, già miracolata nel precedente campionato nonostante una difesa incommentabile, ha continuato ad intervenire ovunque tranne che in difesa. Risultato: ultimo posto e retrocessione. Da incubo. E il 2-0 subito ad Akureyri dal KR, che ha dato la svolta alla stagione eliminandolo dalla lotta per il primo posto, conferma che per i bianconeri la bocciatura è giusta. Anche se poi dispiace, non è certo un flop quello del Fram, che ormai galleggia in una superficialità del tutto inadeguata alla sua storia: speriamo che anche a lui la retrocessione chiarisca un po' le idee. Male poi il Selfoss, incredibilmente ancora in 1. deild nonostante l'assenza di un'idea di gioco da anni. Anche stavolta è sopravvissuto, ma non può andare sempre così.
Permettetemi poi tre menzioni speciali. La prima è per il Tindastóll, al quale è giusto rendere l'onore delle armi perché ha davvero combattuto contro la sfortuna più nera per salvarsi, sebbene poi non ci sia riuscito. E nonostante una vera e propria iella senza soluzione di continuità, è riuscito a far comunque meglio del Völsungur, che incredibilmente è stato capace di retrocedere pure quest'anno! Nel 2015 si troverà ad un livello lontanissimo da quello del professionismo, che è quello della 3. deild. L'ultima menzione, infine, è ovviamente per la nazionale islandese, che da settembre a novembre ci ha fatto letteralmente stropicciare gli occhi, soprattutto nella notte magica del 3-0 alla Turchia e in quella perfetta del 2-0 all'Olanda. La qualificazione a Euro 2016 è ampiamente alla portata, forse stavolta come non mai prima nella storia, ma ci sarà bisogno di un 2015 all'altezza di questo 2014 che sta finendo. Il 2013 fu d'oro, eppure il 2014 è riuscito a superarlo. Che l'anno prossimo sia quello del definitivo salto di qualità?
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