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giovedì 12 maggio 2016

Islanda, la Storia. Capitolo II: l'Íslendingabók, la fonte dei primi insediamenti in Islanda e Groenlandia (IX-X sec.)

Capitolo II: l'Íslendingabók, la fonte dei primi insediamenti in Islanda e Groenlandia (IX-X sec.)
Per la narrazione dei fatti storici è di fondamentale importanza l'attendibilità delle fonti. In questo secondo capitolo scopriamo le carte e riveliamo quale è la fonte primaria: l'Íslendingabók.

Rispetto a molti documenti dell'epoca può essere considerato un rigoroso trattato storiografico, privo di elementi mistici o epici che spesso inficiano la realtà dei fatti.

Nel capitolo di oggi spieghiamo come i vichinghi siano venuti a conoscenza di cosa si trovava nel nord dell'Atlantico. Ci concediamo inoltre ad una breve divagazione sulla Groenlandia e soprattutto rispondiamo ad una domanda molto ricorrente: Cristoforo Colombo è stato veramente il primo europeo a mettere piede in America?

Brattahlíð, Groenlandia meridionale, è dove si era stabilito Erik il Rosso durante la sua permanenza. Di recente è stata costruita una copia di quella che, probabilmente, è stata la prima chiesa del nuovo mondo (mapio.net)
Per chi desiderasse approfondire, consiglio di acquistare direttamente l'Íslendingabók. Si trova nelle librerie specializzate o su internet, cercandolo anche come "Il libro degli islandesi". Per chi invece vuole scoprire la mitica Vinland, consiglio di partire direttamente dal sito dedicato dell'UNESCO.
Da genovese, ammetto che è stato un boccone amaro da ingoiare.

Nella prima metà del IX secolo, in pieno periodo di espansione vichinga, generalmente contenuta fra il 793 e il 1066 d.c., numerosi  guerrieri partiti dalle coste norvegesi approdarono più volte sulle coste settentrionali di Scozia e Irlanda.

Durante le loro razzie vennero a conoscenza delle scoperte geografiche effettuate dai monaci irlandesi qualche decennio prima e così, in breve tempo, si dedicarono alla colonizzazione di questi avamposti nel mezzo dell’Atlantico Settentrionale, spingendosi fino alla Groenlandia e all’isola di Terranova.

Su questo ultimo dato è necessario aprire una breve parentesi. Contrariamente a quanto generalmente accettato, i vichinghi arrivarono nel continente americano ben cinque secoli prima di Colombo. Ciò è narrato sia nella “Saga di Erik il Rosso” sia nella più attendibile “Saga dei Groenlandesi”, dove vengono raccontate le gesta e i viaggi di Leif Eriksson. Sulla base di questi scritti nel 1960 è stato scoperto un insediamento vichingo presso l’Anse aux Meadows sull’isola di Terranova, dichiarato patrimonio dell'UNESCO nel 1978.

In questo contesto di espansione l’Islanda divenne destinazione e anche punto di passaggio per molti emigranti provenienti dalla Norvegia a partire dalla fine del IX secolo. Per la datazione e l’attendibilità dei fatti inerenti alla colonizzazione dell’Islanda ci si affida all’ “Íslendingabók” (“Libro degli Islandesi”), un documento vergato da un prete islandese, Ari Þorgilsson (1067-1148). 

Þorgilsson riferisce in prosa tutte le informazioni che riesce a raccogliere circa i primi colonizzatori giunti in Islanda qualche decennio prima. La sua opera è ritenuta affidabile dagli storici[2] in quanto l’autore si è in più parti premurato di verificare la veridicità delle proprie fonti e, fatto non comune per un’opera di quell’epoca, nell’“Íslendingabók” c’è una volontaria esclusione di episodi legati al sovrannaturale o a pregiudizi religiosi.

Per questo motivo gli albori della storia islandese vengono ricondotti soprattutto a questo libro. L’“Íslendingabók” è composto da dieci capitoli. Nell'articolo di oggi tratteremo quello relativo alla Groenlandia, di cui abbiamo accennato in precedenza, mentre i successivi comporranno l'articolo della prossima settimana.

La scoperta e l’insediamento della Groenlandia: in questo capitolo Þorgilsson pone le basi di quella che poi diventerà una vera e propria saga, la “Saga di Erik il Rosso”.

Eiríkur Þorvaldsson detto Rauði (“il rosso”, appunto) nacque in una famiglia benestante intorno al 940 in Norvegia, paese dal quale fu costretto a fuggire in seguito ad una condanna per omicidio. Come molti prima di lui partì alla volta dell’Islanda. Bandito pure in Islanda decise di andare alla scoperta di una terra di cui si narrava l’esistenza verso occidente portandosi appresso la propria famiglia e i propri averi.

Dopo un viaggio estenuante scoprì la Groenlandia e la perlustrò per tre anni circa in attesa che scadesse il bando che lo teneva lontano dall’Islanda.

Una volta tornato in Islanda cercò di convincere altre persone a seguirlo per tornare in Groenlandia e avviare la colonizzazione di quella terra da lui definita verde e rigogliosa. Lo seguirono in molti affascinati dall’entusiasmo con cui Erik descrisse questa nuova terra promessa. Non si sa se il nome che gli diede (“Grænland” vuole appunto dire “terra verde”) corrispondesse alla realtà o fosse soltanto un artificio per convincere più gente a seguirlo.

Poiché il viaggio di Erik avvenne durante il cosiddetto “Periodo Caldo Medioevale”, un periodo durante il quale le temperature dell’emisfero settentrionale erano particolarmente elevate, non è da escludere che la Groenlandia fosse realmente più accogliente di quanto non sia oggi.

L’ultima parte di questo capitolo è dedicata al figlio di Erik, Leif Eriksson, il quale proseguì l’esplorazione dell’Atlantico verso occidente andando ad approdare nella mitica Vinland che, con ogni probabilità, corrisponde all’attuale isola di Terranova.

Fabio Quartino
La Costituzione Islandese: storia ed evoluzione
Università degli Studi di Genova, 2009
&
Nordicum-Mediterraneum
Icelandic E-Journal of Nordic and Mediterranean Studies

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