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giovedì 3 novembre 2016

Intervista a Stefano Layeni: l'avventura di un portiere italiano in Islanda

Ultimo ospite del nostro blog, in ordine temporale, è il portiere Stefano Layeni, che nell'ultima stagione ha giocato in Islanda, dove ha vestito le maglie di Leiknir Fáskrúdsfjördur e Fram, sempre in Inkassodeildin. Layeni, che ha alle spalle una buona carriera spesa principalmente tra Serie B e Lega Pro, rientra così nel novero di quei (pochi) giocatori italiani che hanno vestito la maglia di una squadra di club islandese. Ieri, noi di Calcio Islandese e Faroese lo abbiamo contattato telefonicamente, e abbiamo fatto una bella chiacchierata. Di seguito, vi proponiamo l'intervista realizzata con il portiere ex, tra le altre, di Como e Prato. Buona lettura!

Stefano Layeni (34 anni), nell'ultima stagione ha giocato con le maglie di Leiknir F e Fram

Ciao Stefano! Da poche settimane hai concluso la tua avventura in Islanda, che è coincisa con la tua prima esperienza all'estero. Dopo quest'anno, giocheresti ancora all'estero, o preferiresti continuare in Italia?
"Ciao! Sì, sono stato in Islanda quest'anno, si è creata questa opportunità e ho accettato. Per la verità, non è la prima esperienza all'estero per me: ho già giocato negli Stati Uniti di recente. Comunque, per rispondere alla tua domanda, sì, mi piacerebbe proseguire all'estero, mi sono trovato molto bene in Islanda. Poi ovviamente dipende anche dalle richieste".


In Islanda hai giocato prima nel Leiknir Fáskrúdsfjördur, ma poco dopo ti sei trasferito al Fram. Come mai la tua avventura nella costa est è durata così poco?

"In realtà il motivo è piuttosto banale: come saprete, in Islanda il calcio non è uno sport professionistico, e mi sono ritrovato in una situazione che non mi aspettavo. La metodologia di lavoro è diversa, ed erano ritmi di lavoro a cui non ero molto abituato. C'è stata poi questa possibilità del Fram, che ha invece un'altra organizzazione: così, a parità di stipendio, ho preferito andare a giocare a Reykjavík".


Tu sei portiere, e la scuola italiana dei portieri è una delle più famose al mondo. Come hai trovato il livello di preparazione dei portieri in Islanda?

"Devo dire che non è male, sinceramente mi aspettavo che fossero messi peggio. Chiaramente non sono ai nostri livelli, come hai detto anche tu, del resto la scuola italiana resta forse la migliore. Però è un calcio in crescita, nonostante le squadre non siano appunto professioniste si impegnano molto e stanno raggiungendo dei buoni livelli anche sotto questo punto di vista".


Il Fram ha disputato una stagione piuttosto tranquilla quest'anno. Qual è il tuo giudizio sul vostro campionato?

"Ti dirò, le aspettative intorno alla squadra, in generale, erano piuttosto alte: potevamo ambire alla promozione. Il fatto è che la squadra ha cambiato molto, e a volte serve del tempo prima di trovare l'amalgama. Ci sono state difficoltà a livello di gruppo, in questo senso: nella prima parte di campionato la squadra ha fatto fatica, poi le cose sono andate via via migliorando".


Il Fram è anche una delle società più importanti del calcio islandese, ma negli ultimi anni ha attraversato delle difficoltà. Secondo te cosa manca al Fram per tornare in alto?

"Allora, io al Fram sono stato solo sette mesi, dunque non posso sapere con certezza cosa gli sia mancato. Parlando per questa stagione, ribadisco che forse hanno cambiato troppo. A volte è una cosa che può rendere, ma non sempre è una cosa giusta, perché il gruppo ha bisogno di continuità per esprimersi al massimo. Più i giocatori si conoscono tra loro, più migliora la loro intesa sul campo. Viceversa, per conoscersi c'è sempre bisogno di tempo".


Come avrai notato, il movimento calcistico islandese è cresciuto molto negli ultimi anni, con la prestazione agli Europei di Francia che è stata un po' il fiore all'occhiello. Vivendola da vicino, che opinione ti sei fatto sull'operato della federazione?

"Sicuramente stanno facendo bene: dal punto di vista nazionale sono molto organizzati, e trattano la nazionale come se fosse il loro club. Si potrebbe invece migliorare sul calcio locale: c'è una certa differenza. Da questo punto di vista si potrebbe fare di più, ma si stanno facendo dei miglioramenti anche qui. La nazionale comunque rimane la priorità".


Cosa ti ha colpito dell'Islanda, in positivo e in negativo, da un punto di vista calcistico e non?

"Quello che mi ha colpito positivamente del calcio islandese è che le squadre giocano sempre a viso aperto, non succede quello che avviene in Italia, dove se magari una squadra non ha più nulla da chiedere al campionato abbassa la guardia. Noi, con il Fram, quando abbiamo giocato contro squadre che lottavano per salvarsi, siamo sempre andati in campo con il coltello tra i denti, e questa è una cosa bella. L'aspetto negativo, calcisticamente parlando, è che tatticamente hanno diverse lacune rispetto a noi in Italia: in compenso, stanno crescendo anche sotto il profilo tecnico. Per quanto riguarda l'aspetto extra calcistico, posso solo parlar bene dell'Islanda: mi sono trovato benissimo! Poi la gente è molto tranquilla, vivono in maniera semplice e allo stadio vanno per divertirsi. Aggiungo anche che, da un punto di vista razziale, in Islanda non ho mai avuto problemi come in Italia. Non mi piace definirlo razzismo, più che altro secondo me è ignoranza: comunque è qualcosa che in Islanda non c'è".


Tu hai giocato diversi anni in Lega Pro, categoria "critica" per il calcio italiano. Ogni anno falliscono molte società, è accaduto anche quest'estate. Inoltre anche le regole non aiutano: per esempio il sistema degli "over" e degli "under" fa sì che a 23 anni si è già considerati vecchi. Secondo te come si può risollevare la situazione? L'introduzione delle seconde squadre può essere un'idea?

"Sì, quello che dici è vero, infatti molti ragazzi giovani rimangono a spasso e magari decidono di smettere di giocare. Oltretutto ci sono anche altri problemi di carattere burocratico: pochi giorni fa è saltato il mio trasferimento al Prato, perché, avendo giocato in Islanda, non posso essere tesserato in Italia fino a gennaio. E' successa una cosa del genere anche al mio ritorno dall'America: sarei dovuto andare alla FeralpiSalò, ma ci sono stati problemi di transfert, così sono dovuto scendere in D alla Grumellese. Per rispondere alla tua domanda non ho idea di come si possano cambiare le cose e non so se l'inserimento delle seconde squadre possa aiutare la Lega Pro: purtroppo è una categoria molto in crisi e che si sta perdendo, magari tra qualche anno potremmo anche rischiare che sparisca e quindi di ritrovarci con due sole categorie professionistiche. Anche questo è uno dei motivi per cui ho detto che mi piacerebbe continuare a giocare all'estero".


A proposito di Lega Pro, quest'anno ci sono squadre molto prestigiose, con il ritorno del Parma e del Venezia, oltre a tante altre piazze che ambiscono al salto come Alessandria, Livorno, Cremona...stai seguendo questa stagione? Chi vedi favorito per la promozione?

"Sì, seguo in maniera abbastanza continua la Lega Pro, anche perché ci giocano molti miei amici. Nel girone A penso proprio che trionferà l'Alessandria: già l'anno scorso avevano messo su una grande squadra, quest'anno si sono rinforzati, sono partiti fortissimo e penso che non avranno problemi, anche se la Cremonese è un'ottima squadra che da diversi anni cerca di salire. Nel girone B, mi auguro possa spuntarla il Venezia, in quanto mia ex squadra: poi hanno un grande tecnico come Inzaghi e li vedo favoriti, con Bassano e Parma subito dietro. Nel girone C invece mi piace tanto il Lecce, che ultimamente ha rallentato, ma il Foggia mi sembra che faccia un po' fatica in trasferta".


Per concludere, cosa ti auguri per il tuo futuro?

"Innanzitutto, vorrei continuare a giocare per diversi anni. In secondo luogo, mi auguro di tornare a giocare all'estero, magari in un Paese scandinavo, come nella stessa Islanda, o anche in Norvegia. Sono posti secondo me ideali, come ambiente, per giocare a calcio. Poi è chiaro che molto dipende dalle richieste, se arriva qualcosa dall'Italia la valuterò: vedremo cosa succederà".

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