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martedì 7 marzo 2017

Questo Víkingur Gøta fa paura, non lo ferma più nessuno!

Probabilmente è davvero troppo presto per farsi prendere dall'entusiasmo, ma invece di lasciare comodamente ai posteri l'ardua sentenza preferiamo lanciarci in un'affermazione forse azzardata: siamo di fronte alla nascita di qualcosa che il calcio faroese non ha mai visto. In prospettiva, è questa la migliore risposta che si possa dare a chi chiede cosa sia il Víkingur Gøta. La squadra nerazzurra è, infatti, quanto di meglio il calcio faroese possa mostrare all'estero in questo momento, e la vittoria della Supercoppa contro il KÍ Klaksvík (quarta di seguito, record nazionale) non fa che confermarlo.
Foto di squadra e staff con la coppa. La scelta della porta non è casuale: è quella dove Sølvi Vatnhamar ha segnato il gol vittoria... (foto presa dalla pagina Facebook del Víkingur)

I vincitori dello scorso campionato, che hanno ovviamente riconofermato Bagge Hentze sulla panchina, hanno immediatamente schierato come titolare l'unico colpo del loro mercato (e che colpo!): Adeshina Lawal, il grande trascinatore dell'ÍF Fuglafjørður la scorsa stagione. Per il resto, tutti gli altri 17 convocati dal tecnico ex AB Argir avevano già giocato almeno l'anno scorso con la maglia nerazzurra. In campo, da Atli Gregersen ai due Vatnhamar, tutta l'artiglieria pesante parte titolare. Anche Thomassen risponde schierando la vecchia guardia più il nuovo innesto Albert Adu, autore di una buona stagione al TB. I primi minuti della partita si giocano su ritmi bassi, come se fosse un'amichevole, ma tra le due squadre è il KÍ a sembrare meglio messo in campo e a trovare il primo tiro pericoloso con Páll Klettskarð dopo otto minuti, seguita dalla replica di testa di Sølvi Vatnhamar poco dopo. Intorno al quarto d'ora, però, i nerazzurri iniziano lentamente ad uscire dal guscio, tanto che al 18° guadagnano un'ottima punizione dai limiti dell'area per una trattenuta su Filip Djordjevic da parte di Jákup Andreasen, anche ammonito nella circostanza. Due minuti dopo, lo stesso Djordjevic si accascia da solo a terra e fa temere il peggio, ma dopo un piccolo soccorso in campo si riprende. Dopo questo breve spavento, il match riprende ma stenta a decollare, a causa dell'assenza di coraggio e intraprendenza da parte delle due squadre, ma proprio quando si iniziava a pensare di andare negli spogliatoi con lo 0-0 un lampo di Hans Jørgen Djurhuus illumina la notte buia del Tórsvøllur, servendo un lungo assist dalla trequarti per Gunnar Vatnhamar, che solo davanti al portiere non sbaglia. Dopo 39 minuti di grande equilibrio e poche occasioni, il Víkingur si ritrova in vantaggio. La risposta azzurra si concretizza nell'unico minuto di recupero che il signor Dagfinn Forná concede: Páll Klettskarð colpisce di testa una palla spiovente, costringendo un fino ad allora inattivo Elias Rasmussen ad allungarsi e deviare la sfera sulla traversa. Si conclude così un primo tempo insipido ma scoppiettante nel finale.

La ripresa si apre in modo inatteso: Thomassen toglie Adu per inserire Hjalgrím Elttør, che al 49° propizia un errore in disimpegno da parte della difesa nerazzurra, permettendo a Dion Splidt di recuperare la palla e calciare in porta da posizione leggermente defilata. Il tiro senza pretese si trasforma incredibilmente in gol grazie alla papera di Rasmussen che si lascia sfuggire il pallone dalle mani, facendolo scivolare in fondo al sacco. Ma si tratta, appunto, di un lampo: dagli spogliatoi il Víkingur esce più grintoso di prima, e di fatto riesce a sopprimere qualsiasi tentativo avversario. Il problema è che i nerazzurri esercitano un dominio sterile, con tanto possesso e poche conclusioni, per di più velleitarie e di facile lettura. Al 66°, tra l'altro, reclamano un rigore per un tocco di mano in area da parte di Atli Danielsen: non c'è un solo replay che chiarisca la dinamica dell'azione, ma vedendo il video al rallentatore effettivamente il tocco sembra esserci. L'episodio resta comunque poco chiaro, e a velocità normale la decisione dell'arbitro sembra la più corretta. Tre minuti dopo Samir Hadzibulic ha l'opportunità di completare la rimonta, ma la cestina sbagliando a tu per tu con il portiere, e dopo altri sessanta secondi Adeshina Lawal sfiora l'eurogol in rovesciata all'esordio, ma la palla supera la traversa. A questo punto il match si accende, e al 74° Gunnar Vatnhamar sfiora la doppietta, mail suo tiro rasoterra accarezza il palo lontano strozzando il grido di gioia della manciata di tifosi nerazzurri presenti. All'80°, dopo un rigore reclamato (per un tocco di mano che sembra non esserci), il KÍ rischia in contropiede, ed è sempre da un'azione fulminea che all'89° prende il gol che gli costa la Supercoppa. Da un calcio di punizione nella propria metà campo e al gol di Sølvi Vatnhamar passano dieci secondi, ma il numero dieci nerazzurro è favorito dalla totale libertà che gli lasciano i difensori avversari. Di fatto, è come se il triplice fischio arrivasse ora, perché nel finale nessuno ha più le energie per continuare ad attaccare.

Quando dopo tre minuti di recupero il sipario cala sul serio, i giocatori del Víkingur festeggiano come se avessero vinto una normalissima partita di campionato. Il motivo si può intuire anche guardando il numero di spettatori: 431 (su 6.000 posti). Il fatto è che la Supercoppa faroese esiste dal 2007, quindi è un torneo troppo recente per poter essere considerato importante. Possiamo dire che più o meno ha la stessa considerazione di cui gode in Italia la nostra Supercoppa: il nostro "è calcio d'agosto" lì diventa "è calcio di marzo". Eppure, nonostante ciò, il "calcio di marzo" ci dà già qualche spunto interessante su cui riflettere.
  1. Questa è la quarta Supercoppa nella storia del Víkingur Gøta, ed è la quarta consecutiva. I nerazzurri sono adesso la squadra con più Supercoppe non solo in tutto l'arcipelago, ma in tutto il Regno di Danimarca. Infatti, in Groenlandia questa competizione non esiste, mentre in Danimarca è stata soppressa nel 2004, e la squadra con più vittorie era il Brøndby (4). Per quanto riguarda la striscia di Supercoppe vinte di seguito, siamo ancora lontani dal record europeo detenuto dal Lione, con 6 Trofée des Champions di seguito dal 2002 al 2007. Comunque sia, questa Supercoppa è il decimo trofeo in nove anni di vita per i nerazzurri: un cammino praticamente perfetto.
  2. Entrambe le squadre sono quasi identiche all'anno scorso. Pochi cambiamenti per due squadre che si apprestano a lottare anche quest'anno: la squadra di Hentze deve dimostrare di saper dominare un campionato senza sperare in errori altrui, mentre quella di Thomassen continua deve farsi valere nei momenti decisivi. E in questa partita il KÍ ha giocato bene per cinquanta minuti, poi ha deciso di perdere.
  3. Il campionato è alle porte, e nessuna delle due squadre è prontissima. Gli azzurri aspettano lo Skála, potenziale mina vagante che però va subito sistemata a dovere, anche perché i nerazzurri sono attesi dal big match col B36. Favorito sembrerebbe il Víkingur, ma l'anno della riconferma è sempre quello più difficile. Oltre alle due finaliste, occhio alla voglia di rivalsa dell'HB, che è pure rimasto senza coppe europee e quindi in estate può trarre enormi vantaggi.
Chiaramente, tutte queste considerazioni lasciano il tempo che trovano. La parola ora passa al campo. Fiino ad ottobre, avremo modo di divertirci.

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