Cerca nel blog

Menù

venerdì 23 dicembre 2016

Dalle candele ai Piparnøtur: il lunghissimo e bellissimo Natale di islandesi e faroesi.

Quello natalizio, si sa, è un periodo in cui l'atmosfera diventa quasi magica, indipendentemente dai significati religiosi che gli possono essere attribuiti. Si può credere o anche non credere, ma è innegabile che durante il mese di dicembre si respiri un'aria decisamente festosa. E uno dei posti dove il Natale assume tratti decisamente caratteristici è proprio il nostro amato Nord Europa, che col suo freddo pungente e il buio illuminato da luci e candele è un'ambientazione perfetta per una festa che nell'immaginario comune è sempre abbellita dalla neve. A dire il vero, la neve quest'anno soprattutto alle Fær Øer sta latitando, ma questo non ha impedito ai nostri amici faroesi di festeggiare lo stesso.
Una foto caratteristica della piazza centrale di Tórshavn con le decorazioni Natale

Prima di parlare di Natale in sé, però, è necessario parlare dell'Avvento. Infatti, se in Italia è tradizione preparare gli addobbi in occasione dell'Immacolata (8 dicembre) e quindi si lega maggiormente il Natale alla religione, in tutto il mondo nordico i festeggiamenti iniziano col mese di dicembre: già il cosiddetto Avvento è occasione di festa. Intorno al 1° dicembre si iniziano ad accendere candele, una per ogni domenica fino al 25. In genere le candele sono quattro candele rosse, per richiamare un colore tipico del periodo, e vengono poste in quella che gli islandesi chiamano Aðventukrans, cioè la corona dell'Avvento realizzata in genere con dei semplici rametti. La particolarità sta nel fatto che queste vengono messe sui davanzali, in modo che siano visibili all'esterno delle case e rischiarino la strada riflettendo la propria luce sulla neve. A queste candele si possono abbinare le cosiddette julstjärnor, cioè le tipiche stelle di Natale, anche se questa tradizione è più diffusa in Svezia che altrove.

Tipicamente islandese (ma anche faroese, visto che le due culture sono simili) è invece l'abitudine di festeggiare Natale alle sei del pomeriggio del 24. Infatti è a quell'ora che inizia il cenone, dopo il quale si aprono i regali. Questo ha a che fare direttamente col fatto che nei paesi nordici in genere si cena più presto rispetto a quelli mediterranei. Di solito si mangiano zuppe con frutti di mare, carne, patate con glassa di caramello, bacche e dolci al cioccolato, il tutto nelle giuste dosi. Si usa infatti mangiare quanto basta, evitando inutili abbuffate più diffuse alle nostre latitudini, anche perché il 25 si mangia quello che avanza dal 24, in quanto lo si ritiene giorno di riposo. Comunque sia, tra i regali che si scambia più frequentemente vi sono i libri, essendo gli islandesi un popolo di grandissimi lettori, nonché uno di quelli con la maggiore percentuale di scrittori in rapporto alla popolazione. Anzi, è tradizione leggere durante la notte tra il 24 e il 25 almeno uno dei libri che si sono ricevuti in regalo. Il 24, comunque, non è solo un giorno di festa, ma anche un giorno di commemorazione, perché sono diversi gli islandesi che la mattina della Vigilia si recano al cimitero per lasciare una candela ai propri cari che non ci sono più. Un elemento presente invece solo in Islanda sono i cosidetti jólasveinar, cioè gli amici del Natale. Sono tredici personaggi che somigliano a dei folletti e che arrivano uno alla volta dal 12 fino al 24 e uno alla volta se ne vanno dopo Natale. Possono portare regali o dolcetti ai bambini buoni, ma anche delle patate a quelli cattivi (al posto del nostro tradizionale carbone). Negli ultimi tempi la loro figura si è andata fondendo con quella di Babbo Natale, anche se forse a causa dei dolcetti noi possiamo più assimilarli alla nostra Befana. Resta comunque il fatto che, a differenza sia dell'uno che dell'altra, questi folletti compiono anche dispetti come ad esempio piccoli furti. Ovviamente questo è un retaggio delle antiche credenze risalenti all'epoca del paganesimo, quando queste figure erano molto temute. Connessa a loro è la figura del Jólakötturinn, un enorme gatto nero che vaga tra i paesi durante la notte del 24. Questo felino è molto più cattivo rispetto ai folletti, perché va a caccia di prede umane, punendo coloro che non si sono preparati adeguatamente il Natale. Secondo alcune leggende, però, non sarebbe altro che l'animale domestico di Grýla, la madre dei folletti. Per gli amanti dei dati storici, possiamo dire che le prime fonti scritte che parlano di questo "micio" risalgono al XIX secolo, ma è molto probabile che la sua figura risalga già al Medioevo.

Un po' più a sud, i nostri amici faroesi subiscono anche l'influsso della Danimarca nei festeggiamenti del Natale. Oltre al tradizionale albero in piazza a Tórshavn, sempre nella capitale si trova il centro commerciale SMS che diventa un po' il cuore pulsante dell'arcipelago durante le feste con il suo vivace villaggio natalizio per i più piccoli, ma anche per i grandi. Data la particolare geografia faroese, spesso capita che le persone debbano spostarsi da un villaggio all'altro per andare a trovare i propri parenti, per cui non è raro vedere villaggi che si svuotano nei giorni clou delle feste, mentre la capitale si affolla come se fosse estate. Purtroppo, quest'anno forse non succederà, perché le condizioni meteo sull'arcipelago sono proibitive, a causa di una serie di tempeste che spesso lo investono in questo periodo. Comunque sia, quando il meteo permette di spostarsi tra le isole, è un classico che le famiglie si riuniscano e ascoltino insieme Jólagleði, l'album natalizio di Alex Bærendsen. Per quanto riguarda le abitudini alimentari, oltre ai piatti ricordati in precedenza, i faroesi aspettano con ansia che la Føroya Bjór, la più antica ed importante birreria locale, rilasci la tradizionale birra natalizia, diversa di anno in anno ma sempre presente ai cenoni. Chi vuole mangiare non può però perdersi i Piparnøtur, delle specialità locali leggermente speziate. Per il resto, anche nell'arciepelago si festeggia l'Avvento, ma rispetto all'Islanda si usa festeggiare anche Santa Lucia (13 dicembre), che è una festa particolarmente sentita in tutto il Nord Europa - Islanda esclusa - e onorata con cori e balli. L'influenza danese si avverte particolarmente proprio nei festeggiamenti per la santa proveniente da Siracusa.

A questo punto non resta che augurare a tutti voi, da parte della redazione di CIEF, gleðilig jól og eitt av Harranum signað nýggjár!

Nessun commento:

Posta un commento