Era la partita più attesa perché, in fondo, era la resa dei conti. La resa dei conti tra le due squadre che più ferocemente si stanno battendo per la vittoria del campionato e, soprattutto, per la gloria: nell'anno del tracollo umiliante della capitale, ogni titolo vale il doppio. Sia per il KÍ Klaksvík, che ormai inizia a ricordare l'odore dei fasti che furono, sia per il Víkingur Gøta, il cui giovane progetto si è finora rivelato vincente e ricco di soddisfazioni. Era la finale che metteva contro il passato e il futuro del calcio faroese, ma anche lo stesso presente, con le due formazioni che finora sono di gran lunga le migliori dell'anno.
Festa grande per il KÍ Klaksvík che torna a vincere un trofeo dopo 17 anni! |
Secondo i media faroesi, alla vigilia era il KÍ Klaksvík ad essere favorito. E a guardare i precedenti tra le due finaliste, non avevano tutti i torti: l'ultima vittoria nerazzurra risaliva al 2014, e quest'anno gli azzurri si sono già imposti per 2-0 in entrambi gli scontri in campionato. Inoltre, sempre gli azzurri sono avanti di quattro punti in classifica.
Queste premesse effettivamente giustificano i pronostici, eppure c'è un però grande quanto una casa: il Víkingur è imbattuto in coppa nazionale dal 2012 e si gioca la quinta consecutiva per pareggiare il record dell'HB, che ne vinse appunto cinque di fila tra il 1978 e il 1982. Inoltre, da tre anni di seguito è detentore della Supercoppa. Stiamo quindi parlando di una squadra che negli ultimi anni in coppa è praticamente imbattibile, come dimostrato anche dal percorso record - per i faroesi - nell'Europa League di due anni fa (per chi non lo ricordasse, bisogna rinfrescare la memoria).
Sulla partita in sé non c'è molto da dire anche perché, come prevedibile, è stata molto equilibrata e le occasioni si sono viste col contagocce: la prima emozione arriva al 14°, quando Atli Gregersen si ritrova protagonista di uno sfortunato autogol che manda in vantaggio il KÍ Klaksvík, poi raggiunto un quarto d'ora dopo dal gol di Lava Olsen.
Il risultato però non cambia più, né nella ripresa né ai supplementari, e allora diventano determinanti i rigori, dove il Víkingur Gøta non ha mai sbagliato da tre anni a questa parte. La serie dei tiri dal dischetto va liscia fino al sesto tiro, quello di Erling Jacobsen, che stampa sulla traversa le speranze di gloria del Víkingur: sarà l'unico errore della serie, perché gli azzurri ne indovinano cinque su cinque e, dopo il rigore decisivo di Suni Olsen, possono correre liberi per il campo per alzare la tanto agognata sesta coppa, dopo la vittoria dell'ultima nel lontanissimo 1999.
I nerazzurri, sconfitti 5-3 ai rigori, pagano forse la troppa convinzione di essere imbattibili in coppa, e per lunghi tratti del match hanno dimostrato sul campo i motivi della loro convinzione: i loro avversari, a conti fatti, non hanno fatto nulla per vincere, e in effetti non hanno segnato nessun gol (l'autogol è solo un errore di Gregersen, non ci sono meriti del KÍ). L'attacco azzurro, che vanta due giocatori tra i primi tre cannonieri del campionato - Jóannes Bjartalíð con 16 reti e Páll Klettskarð con 15 -, non ha creato assolutamente nulla.
E allora come sono riusciti gli uomini di Mikkjal Thomassen in questa impresa contro i re di coppe dell'arcipelago? Solidità, tanta solidità, e spirito di sacrificio, cioè le chiavi di un successo che sta per essere bissato anche in campionato, dove l'ultimo baluardo di resistenza è rappresentato ancora dall'indomito Víkingur Gøta. Non dimentichiamo che Thomassen è arrivato a Klaksvík l'anno scorso, dopo tre anni discreti al B36 (un titolo, un "bronzo" e un sesto posto), e l'anno scorso è andato benino: quinto posto ed Europa League sfiorata.
Per quanto il Víkingur Gøta rappresenti sicuramente il futuro con un palmarès invidiabile per una squadra con appena otto anni di vita che però meriterebbe la ciliegina sulla torta rappresentata dallo scudetto, il ritorno del KÍ Klaksvík non può che fare piacere a noi ultimi romantici del calcio: gli azzurri, fino al tramonto del secolo scorso, sono stati gli unici in grado di contrastare lo strapotere dell'HB, che oggi mostra più crepe che mai. Oltre al B36, al Vikingur e all'NSI, da questa vittoria in poi anche il KI tornerà a lottare per vincere. 17 anni di atttesa sono stati troppi, ma finalmente il grande KÍ Klaksvík è tornato.
Nessun commento:
Posta un commento