Giubilo islandese dopo il gol del momentaneo vantaggio sull'Ungheria. Impressionante la marea rossa ammutolita alle loro spalle (foto presa dalla pagina Facebook UEFA EURO) |
Come per la partita d'esordio contro il Portogallo, anche stavolta non faremo la sintesi della partita, che potete trovare praticamente ovunque su Internet. Due uniche eccezioni: la prima è per il rigore che ha permesso all'Islanda di andare in vantaggio al 40°. A nostro giudizio, il penalty è stato giustissimo: Király, il portiere in tuta, esce per bloccare la palla, ma dopo un primo tentativo si tuffa e la smanaccia anticipando Ragnar Sigurðsson, che poi gli frana addosso. Fino a qui nulla di irregolare, ma l'azione continua e Aron Gunnarsson viene colpito in area da Tamás Kádár. Ed è questo l'episodio che ha indotto l'arbitro a concedere il rigore, non l'uscita di Király come avevamo erroneamente scritto ieri sulla pagina Facebook. L'altra eccezione è per tutto quello che succede dall'ingresso di Guðjohnsen in poi. Il suo esordio in campo ha fatto esultare tutti gli amanti del calcio e ha fatto respirare per un attimo gli islandesi, in totale apnea per l'assalto testardo e continuo dell'Ungheria, alla ricerca di un pareggio che obiettivamente meriterebbe. Il fortino resiste per molto, ma all'87° i magiari trovano la combinazione che fa saltare il bunker, con l'autogol di Birkir Már Sævarsson che regala all'Ungheria il pari. La spinta degli avversari finisce, e l'Islanda ritorna a mettere la testa in avanti, sfiorando all'ultimissimo secondo il nuovo vantaggio proprio col Dio del calcio islandese.
Ora, al di là di tutto, c'è a nostro parere un primo dato evidentissimo: il gioco della nazionale sta subendo un regresso, almeno dal punto di vista offensivo. Non è più il gioco sfrontato delle qualificazioni con cui abbiamo abbattuto la Repubblica Ceca, la Turchia e l'Olanda, ma un gioco difensivista. Troppo difensivista. Contro il Portogallo, però, nessuno si sarebbe mai sognato un'Islanda all'attacco - ovviamente -, e infatti il risultato ci ha premiato. Tuttavia, dall'altra parte contro l'Ungheria si poteva e doveva fare di più, e infatti il risultato alla fine ci ha puniti. Le parole di Heimir Hallgrímsson sono, in tal senso, chiarissime:
Siamo stati felici del punto col Portogallo ma delusi di questo risultato. Lo spogliatoio era ammutolito dopo la partita.Il problema principale ieri, infatti, è stato lì: nella cattivissima gestione del vantaggio. L'Islanda ha passato l'intero secondo tempo a difendersi, dando coraggio all'Ungheria, che è già di per sé un ottimo collettivo. La nazionale esteuropea ha semplicemente confermato quanto già aveva fatto vedere nella precedente partita contro l'Austria, e quindi già sapevamo quanta determinazione e quanta qualità avesse la squadra allenata da Storck. Ma se l'Austria ha perso perché è in totale regresso rispetto alla fase di qualificazione, l'Islanda ha pareggiato perché vittima delle sue paure. Ieri, negli ultimi minuti, è emersa tutta l'inesperienza che era rimasta nascosta nella gara contro i lusitani: l'emozione di essere vicini alla prima storica vittoria agli Europei è diventata ansia col passare dei secondi, fino a produrre errori banalissimi in fase di costruzione. Insomma, l'Ungheria acquisiva sempre più coraggio man mano che l'Islanda scivolava nel terrore di non farcela: sostituire Kolbeinn Sigþórsson (tra i migliori in campo) con Guðjohnsen proprio mentre l'esasperato forcing ungherese arriva ai massimi livelli è stato un atto di coraggio tardivo. Lagerbäck aveva infatti intuito che all'Islanda, oltre che la forza fisica, in quel momento mancavano coraggio ed esperienza, ed ha quindi cercato di rimediare inserendo l'uomo più esperto di tutti. Ma ormai l'Islanda era mentalmente succube dell'Ungheria, e soltanto uno schiaffo avrebbe potuto risvegliarla, cosa che è puntualmente successa dopo il gol del pari magiaro.
Voglio rendere merito all'Ungheria e al suo allenatore. L'Ungheria è davvero una buona squadra e chi li sottovaluta soffrirà. Ci siamo concentrati sulla difesa; ciò che abbiamo gestito male è stato il possesso palla, ma probabilmente la stanchezza ha influito sul finale.
I ragazzi hanno lavorato davvero duramente. Siamo orgogliosi della prestazione e dei ritmi di lavoro. Tuttavia avremmo potuto fare meglio nel possesso. Ci è mancato il cinismo nella gestione del tempo che ci restava e abbiamo sbagliato a non tenere il pallone di più soprattutto sul finale.
Fin qui i problemi del secondo tempo. Ma alla base di questi errori ce n'è un altro, e gli unici responsabili sono i due allenatori: il difensivismo. Se non è catenaccio, poco ci manca. Ribadiamo che contro il Portogallo andava benissimo difendersi, ma contro l'Ungheria difendere l'1-0 è stato imperdonabile. La partita andava azzannata, gli avversari aggrediti con un gioco offensivo, o quantomeno non basato su undici giocatori tutti nella propria metà campo. Si doveva almeno sfruttare meglio qualche ripartenza, ma ogniqualvolta ce n'era la possibilità, la manovra rallentava e gli ungheresi chiudevano tutti gli spazi. Per non parlare del possesso palla, che in alcuni casi arrivava a vette del 70% per gli ungheresi. Insomma, un gioco difensivista e rinunciatario che ha condotto ad un secondo tempo reso accettabile soltanto dalla tenuta difensiva. E per la prima volta Lagerbäck si trova sul banco degli imputati, anche se non è detta l'ultima parola.
Contro l'Austria, infatti, può avvenire il cambio di passo. La nazionale austriaca ieri ha fermato sullo 0-0 il Portogallo, ma ha letteralmente scippato il risultato a Cristiano Ronaldo e compagni. Una partita giocata male, in cui gli alpini possono solo ringraziare la fortuna per non aver perso. L'occasione, quindi, è ghiotta: se il gioco dei nostri prossimi avversari è fortemente in regresso, si può provare a far rivedere il gioco propositivo che tanto ci ha allietati in questi anni. Per garantirci il passaggio del turno l'unica soluzione è vincere, perché non c'è la certezza di arrivare tra le migliori terze. Solo la vittoria può darci questa sicurezza, come prima, come seconda o come una delle migliori terza: questo dipenderà anche, in parte, dal risultato di Ungheria-Portogallo. Ma l'Islanda deve tornare a contare solo su se stessa, come ha fatto finora. I conti li faremo alla fine, ma ora uniamoci per tornare quell'unica grande famiglia che lotta per lo stesso obiettivo. E se contro l'Austria dovesse andar male, chapeau! Almeno potremo dire di averci provato, e di aver vissuto questo Europeo da protagonisti, non da spettatori (del gioco altrui).
Purtroppo non sono riuscito a vedere la partita, ma le statistiche vanno nel senso di quello che dici te. Paradossalmente, è dalla partita col Kazakistan che ho iniziato a vedere questa paura di giocarsela.
RispondiEliminaPer una squadra come l'Islanda non eccelsa tecnicamente è normale giocare più indietro. Rispetto a prima però manca la furia agonistica per ribaltare il gioco, l'ho vista solo nei primi dieci minuti col Portogallo.
Iniziamo a fare due calcoli per mercoledì. Detto che con la vittoria ci si qualifica sicuramente, ci si qualifica anche col pareggio se:
sta sera la Slovacchia perde e la Russia non vince
l'Irlanda del Nord perde 2-0 o più con la Germania
la Repubblica Ceca non vince con la Turchia
Svezia e Irlanda non vincono
Basta una di queste combinazioni, indipendentemente da cosa fanno Ungheria e Portogallo. Non è così improbabile, però con l'Austria bisogna tirare fuori la carica agonistica risparmiata con l'Ungheria!